mercoledì 16 marzo 2011

...e fuori piove...

E quando fuori piove, noi podisti non ci rintaniamo di certo. Magari ci ripariamo sotto qualche tettoia e continuiamo lì il nostro allenamento. Il vento ci fa arrivare la pioggia in faccia, ma non ce ne frega granchè e si scherza. Infuria un bel temporale e certe saette si scagliano contro di noi. Non è proprio sicuro, il posto in cui siamo... è pieno di pini, appunto com'è chiamato il nostro stadio: Stadio dei Pini. Però siamo tutti lì sotto, sotto il "pistino", un rettangolo lungo 100mt e al buio. Ci sono quelli forti e quelli meno forti, come me e una mia amica. Ma siamo lì tutti insieme e la cosa mi piace. Dopo mezz'ora di bufera, finalmente la calma e il custode suona la sirena che significa "tutti fuori dai piedi!". C'incamminiamo verso l'uscita, evitando pozzanghere vaste come dei laghi. Chi ci vede uscire dallo stadio ci guarda con sorpresa. Il loro pensiero è facile da intuire: cosa diavolo ci facevano quelli là allo stadio con un tempo simile? Ci si allenava, come sempre. Perchè un vero atleta non si ferma davanti a niente, nemmeno davanti ad un paio di gocce, come queste:

lunedì 14 marzo 2011

Volontà.

Ieri mattina, nonostante la giornata grigia e piovosa, sono andata con marito e “colleghi” di corsa, a Uri, un paesino a pochi km.dalla nostra città. Là, verso le 10.30, sotto una pioggerellina fitta, fitta abbiamo fatto una gara di 4 km.circa nel centro del paesino, un  percorso non difficilissimo, ma con qualche bella salita. Le partenze erano separate: prima i bimbi, gli esordienti, noi donne e per ultimi gli uomini. Noi donne eravamo solo in 29 e quando si è così poche, in partenza, io già me la faccio sotto dalla paura e dalla vergogna. Finchè partecipo a gare dove si parte tutti insieme e quindi formi un bel gruppone da un centinaio di persone, allora mi sento più “protetta” e, soprattutto,  passo inosservata. Ma ieri non è accaduto e questo ha inciso sulla mia gara. Essendo una gara breve, è considerata una gara per velocisti, anche se poi partecipano un po’ tutti, ma solitamente partono in picchiata da subito e io, umile e misera podista senza esperienza, ieri mi sono lasciata prendere e già al primo giro ho tirato un po’. Una mia amica, quella con cui mi alleno ultimamente, mi avverte, mentre corriamo i primi metri, che secondo lei stiamo andando troppo forte. In effetti, era vero, perché già al secondo giro inizio ad avere il fiato corto. Però le gambe vanno, ma nonostante questo mi “spavento” un po’ e inizio a rallentare. Marito e amici mi incitano e io, mentre corro, gli dico che non ce la faccio. E, infatti, a metà del terzo e penultimo giro, addirittura mi fermo e cammino per qualche secondo. La testa mi dice di fermarmi, ma il corpo no, ce la può fare. A chi dare ascolto, dunque? Alla testa che vorrebbe vedermi fallire o alle mie gambe che hanno voglia di riscattarsi? Ecco arrivarmi il calcio in culo tanto desiderato e che mi arriva dall’altra me, quella che, anche se in ritardo, si sveglia dal torpore e decide che deve farcela. E’ così che si va avanti nei momenti in cui sei a terra: si volta pagina, ci si alza e si corre. Inizio ad accelerare tutto nell’ultimo giro. Da penultima, 28esima (dietro di me ho solo una donna eccezionale di quasi 80 anni!!!), riesco a salire di qualche gradino e supero ben 4 persone tra cui la mia amica che ormai mi aveva distanziato e pensavo non l’avrei mai più ripresa. Ma lei purtroppo ha mollato proprio alla fine, sopratutto a causa di un dolore improvviso. E riesco a finire la gara con un tempo di 20 minuti e 56 secondi. 
Adesso però, devo leccarmi le ferite…Il primo problema da affrontare è cominciare a credere di più in me stessa e lottare, sempre. E’ un qualcosa mai provato prima, un agire che io non ho mai avuto sin dalla nascita e che ora pretendo di avere: la volontà. Raggiungerla è faticoso, ma credo di essere sulla buona strada…